San Giovanni Torino

Forse non tutti lo sanno, ma le celebrazioni per San Giovanni, il Santo Patrono di Torino, hanno origini profonde che risalgono sino al Medioevo.

A partire dalla notte tra il 23 e il 24 giugno, la nostra splendida città si ferma. O quasi.

Lo fa appunto in onore del suo Santo Patrono, San Giovanni Battista, a cui già nel 602 Agilulfo, il primo duca di Torino che si ricordi, fece erigere una chiesa in suo onore.

Si può dire che in questa particolare notte, accada qualcosa di simile anche in Spagna (la Noche de San Juan), così come in Portogallo (Fogueiras de São João), Norvegia (Sankthans), Danimarca (Sankthans), Svezia (Midsommar), Finlandia (Juhannus) e anche in Estonia (Jaanipäev).

È un momento storico, in cui si mescolano cristianesimo e tradizioni popolari. Come accadeva ad esempio con la corsa dei buoi tra le vie di Borgo Dora, la quale terminava con l’ingresso trionfale del carro all’interno del Duomo, lungo la navata centrale, e la conseguente benedizione.

L’origine pagana della festa è legata alle cerimonie solstiziali d’estate. Chi sta leggendo, probabilmente starà pensando: ma il solstizio d’estate non cade il 21 giugno? Sì, ma dovete sapere che dal punto di vista esoterico – e qui a Torino di esoterismo ce ne intendiamo – il Solstizio d’Estate copre un arco di circa quattro giorni. Arrivando fino al 24 Giugno: ossia, alla fatidica notte di San Giovanni. Che, sempre nella tradizione pagana, era anche detta “la notte delle streghe”.

In un certo senso, la nostra vera notte di Halloween, per dirla all’americana.

Ai tempi si credeva che le megere, armate di scopa e bitorzoli un po’ ovunque lungo il viso, andassero nelle campagne a raccogliere le “nuove” erbe magiche intrise di rugiada – la quale infondeva in esse la massima potenza vitale –, così da poter bruciare quelle vecchie ormai rinsecchite e cariche di negatività e invidia.

Un fuoco rinnovatore che, nel momento in cui la tradizione pagana iniziò a mescolarsi con quella cristiana, prese il nome di “fuoco di San Giovanni”. Per noi torinesi: il “Farò”.

E come tutti sanno, qui da noi se il “torello rampante” posto in cima alla pira cade in direzione Porta Nuova, allora seguiranno dodici mesi fortunati. Se invece cade nella direzione opposta, va da sé che quello che verrà sarà un anno nefasto.

Anche se – a dire il vero – dal 1510 ad oggi, la Farmacia della Consolata di cerimonie di San Giovanni ne ha viste tante (e altrettanti sono stati i Torelli Rampanti caduti un po’ qui e un po’ là) e da questo punto di vista possiamo assicurare che il più delle volte il destino della nostra città – lieto o sciagurato che fosse – è nelle mani dei cittadini che ogni giorno la rendono più viva che mai…

Menu